Riflessioni sulle Pubblicazioni (Storia, Letteratura, ecc)

Riflessioni sulle Pubblicazioni (Storia, Letteratura, ecc)

Ogni evento di pubblicazione presuppone degli Scrittori, dei libri e dei lettori o, per parlare in modo più generale, dei creatori, delle opere e di un pubblico.
Attraverso un meccanismo di trasmissione estremamente complesso (creazione, tecnologia, commercio), la pubblicazione unisce individui ben definiti (Autori) a una collettività più o meno anonima(Pubblico).
Ad ogni punto del circuito, la presenza degli individui creatori pone dei problemi
• di interpretazione psicologica, morale, filosofica;
• la mediazione delle opere pone dei problemi di estetica, di stile, di linguaggio, di tecnica;
• l’esistenza infine di una collettività-pubblico pone dei problemi di ordine storico, politico, sociale, ovvero economico.
In altri termini, vi sono – almeno – centinaia di maniere di esplorare l’evento di una pubblicazione, anche se al lettore fruitore ciò non interessa.
Spesso le profondità della storia ne rimangono schiacciate come su di uno schermo bidimensionale e l’evento della pubblicazione subisce delle distorsioni comparabili a quelle di una carta del mondo proiettata su un piano: Così i mappamondi degli scolari ci mostrano erroneamente un’enorme Alaska che schiaccia un piccolissimo Messico.
Queste difficoltà non possono essere mai completamente eliminate.
Anche se una rappresentazione perfetta è impossibile, l’essen¬ziale è che, Storici o Crìtici, abbiano dell’evento – pre¬sente o passato – una visione completa e non deformata.
Definire un libro è cosa abbastanza difficile.
La sola definizione pressoché completa data fino ad oggi è talmente vaga da risultare inutilizzabile: «Un supporto di una certa materia e dimensione, eventualmente di una certa piegatura e avvolgimento, sul quale sono riportati i segni rappresentativi di certi dati intellettuali» .
Alcuni esitano tra una definizione materiale – «riunione di numerosi quaderni di pagine manoscritte o stampate» – e una definizione semi-intellettuale – «opera dello spirito, sia in prosa, sia in versi, di estensione grande abbastanza da poter fare almeno un volume» -. Se facciamo riferimento alla parola «volume», troviamo che si tratta di «un libro rilegato o in brossura», il che non ci fa progredire affatto.
In realtà, non esiste una definizione di libro.
Ogni paese, ogni amministrazione possiede la sua o le sue.
In Francia il solo Ministero delle finanze ne ha una per la dogana e una per il fisco!
L’Assemblea generale dell’UNESCO del 1964 ha raccomandato l’adozione di una definizione statistica universale: «pubblicazione non periodica contenente 49 o più pagine».
Le legislazioni canadese, finlandese, nor¬vegese accettano le 49 pagine. Ne servono una in più al Libano e al Sudafrica. La Danimarca esige 60 pagine, l’Ungheria 64, l’Irlanda, l’Italia, Monaco 100! Diver¬samente, il Belgio si accontenta di 40 pagine, la Cecoslovacchia di 32, l’Islanda di 17. Quanto all’India, include anche il minimo opuscolo nella categoria dei libri! La definizione del Regno Unito è basata su un parametro economico: è ritenuto un libro ogni pubblicazione il cui prezzo sia almeno sei pences .
Il difetto di tutte queste definizioni consiste nel fatto che esse considerano il libro come un oggetto “ materiale” e non come un mezzo di scambio culturale.
Il compito di pubblicare non è certo più facile quando si tratta di Storia!
I documenti, ovviamente riscontrati, hanno più valore delle testimonianze.
Un certo numero di controlli fondati sulle memorie, le corrispondenze, le conversazioni riportate, le allusioni, i cataloghi delle biblioteche private, permettono di ricostruire, a volte con molto rigore, una pagina di Storia. O almeno così si spera!
Buona pubblicazione, Amiche ed Amici.

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