LONTANANZA e NOSTALGIA

 
Lontananza e nostalgia
Negli ultimi tempi sono cresciuti in via esponenziale le persone che per motivi di studio, lavoro, salute, sentimentali, abbandonano il “Loco Natìo” e provano sulla propria pelle l’esperienza della “lontananza”.

Che comporta, subito dopo, la mancanza di quelle consuete immagini, volti, profumi, sapori, e di quelle relazioni varie, proprie di un’ appartenenza, che restano per sempre nella mente,.

Ed ovviamente l’allontanarsi non è mai senza sofferenza, anche se si tratta di scelte non rinviabili, ancor più se fatte con lucida determinazione per varie esigenze: scelte di vita, incompatibilità con un ambiente un po’ stretto, voglia di cambiare, e di prospettiva per studi, lavoro, nuove professioni, ecc..

Quando siamo prossimi a lasciare il luogo da cui si parte, c’è forte la presenza delle persone, del paesaggio che conosciamo, già nei nostri ricordi, quindi, nel dire addio, nei cuori c’è già insinuata la lontananza, come ombra, come possibilità.

Il termine lontananza indica un movimento, spesso improvviso, del nostro intelletto verso una figura, un luogo, che prende forma e si fa presente nella nostra mente.

La lontananza però non è solo lontananza nello spazio, Mormanno – Milano, ma anche lontananza nel tempo, in quanto ora siamo stati relegati in casa per lunghi mesi, lontani da esperienze che abbiamo personalmente vissuto, ed ora non possiamo più rivivere.

E ciò provoca il sentimento di nostalgia, da cui è difficile guarire, perché a noi sembra di avere nostalgia di un luogo, di un paese in cui siamo stati e in cui abbiamo vissuto, ma in realtà abbiamo nostalgia del “tempo” vissuto in quel paese.

Ma quando torniamo in quel paese il tempo, quel tempo, non c’è più, perché noi (ed anche gli altri) non siamo più quelli di un tempo, siamo cambiati.

Comunque questa razionale, avveduta considerazione, non attenua la nostalgia e la voglia di tornare al paesello, che nei periodi festivi s’annida prepotente nel nostro cuore, determinando a volte la consapevolezza di essere un meteco.

Esiste un filo invisibile che collega le nostre azioni a quelle dei luoghi e delle persone a mille o più chilometri di distanza, che gli occhi non possono più vedere, ma la mente costantemente rievoca.

Ricordo le persone sorridenti seduti sul “pezzo” della Chiesa, le processioni, le bande, lo “struscio”, i “bocconotti” e tante , tante altre immagini..

“In tutte le lingue del mondo esiste questo adagio. Ciò che gli occhi non vedono, il cuore non sente. Ebbene, io affermo che non c’è niente di più falso. Quanto più lontani stanno, tanto più vicino al cuore sono i sentimenti che cerchiamo di soffocare e dimenticare. Se siamo in esilio, vogliamo serbare ogni piccolo ricordo delle nostre radici; se ci troviamo lontani dalla persona amata, chiunque passi per la strada ce la farà ricordare” (Paulo Coelho)

Stare lontani dal luogo o dalla persona di cui si sente nostalgia è un sentimento profondo, dal sapore dolce-amaro, a volte quasi struggente, che ha ispirato poeti e narratori di ogni tempo.

La nostalgia è infatti la sofferenza provocata dal desiderio inappagato di ritornare nel luogo e rivedere le persone da cui ci si è allontanati.

Ma il termine nostalgia, benché evocante due parole antiche – nostos e algos –(in greco “ritorno” e “sofferenza), è di conio recente.

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La nostalgia è il sentimento originario che ha mosso l’arte, il pensiero e la grande letteratura di ogni tempo: si pensi all’Odissea, il poema appunto della nostalgia.

La letteratura è, infatti, ricca di aforismi e frasi che richiamano il tema della lontananza e della separazione, spesso connotata da tristezza e tormento, sì, ma anche piena di amore e desiderio per un luogo o una persona, lontani ma vicini emotivamente.

…..E pur mi giova la ricordanza, e il noverar l’etate

del mio dolore…2

…..Ch’altro sarà, dicea, che ’l cor mi tocchi?

Amarissima allor la ricordanza

locommisi nel petto, e mi serrava…..3

Né più mai toccherò le sacre sponde

Ove il mio corpo fanciulletto giacque….4

1 Milan Kundera

2 G. Leopardi: Alla luna

3 G. Leopardi: i Sonetti del beccaio

4 Foscolo: A Zacinto

Domenico Crea

 


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