Riscoperta, tutela, valorizzazione del patrimonio culturale del Pollino

Da Città Oggi – Giugno 2000

Si definisce cultura o civiltà un complesso organico di beni economici (strumentali, di uso e di consumo), di Istituzioni, di norme, di credenze, di costumi propri dell’uomo che vive in gruppo e che soddisfano a tutti i suoi bisogni essenziali, proprio perché essi sono creazioni dello spirito umano, del soggetto uomo, e non sono separabili da esso.
Ogni civiltà si suddivide in vari elementi culturali, o meglio beni culturali, e il loro insieme viene definito patrimonio culturale del gruppo, e si associa indissolubilmente al principio della ereditarietà di tale patrimonio.
Area culturale è la regione geografica in cui è localizzata una cultura, che però può essere distinta dallo spazio in cui si trova, in quanto la cultura di cui è portatore un gruppo può essersi trovata nel passato in un’area diversa dall’attuale.
Una cultura considerata sotto quest’ampia visuale spaziale e storico-temporale viene definita di preferenza ciclo culturale, anche se nell’uso comune cultura, civiltà e ciclo culturale si equivalgono.
I cicli culturali sono, purtroppo, soggetti alla legge del “panta rei”, allo scorrere inesorabile del tempo, ma l’estinzione subitanea o la continuazione per un lungo periodo di una civiltà dipendono dalla capacità del gruppo di non disperdere, ma di difendere strenuamente, il proprio patrimonio culturale.
La prima “conditio sine qua non” per la sopravvivenza di questo patrimonio consiste, a mio avviso,nel riconoscere il suo valore ideale, chiedendoci quale sia il senso della presenza del passato nel mondo d’oggi.   Ma per far questo bisogna prima conoscere il passato, le tradizioni, la cultura del proprio gruppo,per poi giungere al concetto di tutela di questo patrimonio ed infine a considerarlo risorsa e quindi valorizzarlo.
I luoghi in cui vivono oggi le varie comunità sono costituiti da entità, denominate “centri storici”,che rappresentano il patrimonio culturale di quella comunità. E i beni culturali che lo compongono devono essere prima conosciuti, poi tutelati ed infine utilizzati come “risorse”.
Il patrimonio culturale dei Comuni inseriti nel Parco Nazionale del Pollino ha la caratteristica di un’apprezzabile omogeneità (anche le manifestazioni della cultura Arbréshe non si distaccano molto)nelle sue componenti fondamentali (Attività agro-silvo-pastorali;Tipologia dei centri storici; Manifestazioni religiose; Lessico dialettale fondamentale; ecc.), per cui ritengo che si sarebbe già dovuto attuare un organico Piano per portare alla luce le più notevoli peculiarità di ogni singola comunità, magari con incentivi mirati ai singoli Assessorati comunali alla Cultura o al Turismo.
E ciò al fine di tutelarne la memoria storica ed utilizzarle poi come risorse, al pari di ogni altra componente dell’ambiente, nell’ambito di un valido progetto di promozione turistica. Cosicché i beni culturali enucleati potranno divenire impiegabili in una politica di sviluppo che salvaguardi l’equilibrio tra sistema socio-economico e sistema ambientale, per consentire il passaggio da una società quantitativa ad una società qualitativa, in grado di soddisfare le aspettative dei giovani del terzo millennio.

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