Riflessioni sulla Cultura

Sappiamo ormai che alla sua nascita, diffusione, crescita, collaborano tutte le forze che sono presenti nella storia dell’umanità: la costruzione di un aratro come la scoperta dell’America, l’invenzione della polvere da sparo come la poesia del Leopardi.
Perciò essa è composita ed eterogenea, regionale ed internazionale, e quindi si nutre di ogni apporto.
Si pensi agli elementi di diversa provenienza che convergono nella formazione ed individuazione di un europeo, quanto vi è in lui di biblico, di greco, di romano, di cristiano.
E’ ormai accertato che la cultura oggi mediamente ogni dieci anni raddoppia i suoi contenuti.
Alla cultura spetta il compito, perciò, anche della trasmissione dei suoi contenuti e per questo scopo essa utilizza mezzi vari, parlati e scritti, sonori e filmati : certo in questa opera sono privilegiate le società che hanno imparato non solo a scrivere e a far di conto, ma anche la tecnologia e a non affidare i propri risultati solo alla trasmissione memoriale e orale.
In questo fatto è la spiegazione della insistenza di tutti i popoli moderni a sviluppa¬re i sistemi di comunicazione, ad educare i ragazzi ad usare le innovazioni tecnologiche al fine di affidare ad essi le abilità acquisite, gli strumenti utilizzati.
Ma la cultura nel suo significato più espansivo e completivo include tradizione e prospettive, si ancora nella società e si colloca dentro la storia.
La cultura costituisce un insieme di conoscenza e di capacità esistenziali, fuso con la vita stessa e farsi una cultura significa formarsi nell’ambito di tutto il gruppo sociale cui si appartiene, senza perdere la propria personalità, per cui intellettuale non è colui che ha studiato tanto, che è parte di una ristretta èlite , avulso dal contesto sociale, chiuso in una “turris eburnea”; ma lo è chi riesce ad organizzare la propria vita e la propria esistenza operando con gli altri, in modo da ricevere e continuamente trasmettere le proprie conoscenze.
Ogni conoscenza, dunque, deve essere tale da venire utilizzata dall’ambiente sociale in cui ogni essere umano vive e produce, per cui la cultura diventa un fatto di vita e non solamente di sapere.
La cultura, infatti, è sempre un fatto storico, un modo di operare tra gli altri e con gli altri, di dare una risposta al perché della vita.
Già da tempo non si contrappongono più le “due” culture, in quanto entrambe sono espressioni storiche ed egualmente necessarie, sia la cultura umanistica, sia quella scientifica.
In ambedue ritroviamo la capacità formatrice della persona umana, quegli elementi per i quali ogni uomo esprime la propria autenticità e creatività, si associa agli altri e intende ad un’opera di civiltà e di arricchimento morale.
Sono ben note le motivazioni che sono state o vengono addotte a favore della superiorità dell’un tipo di studi o dell’altro.
Così, per esempio, a difesa dell’educazione tecnico-scientifica si è talvolta detto che essa è l’educazione adatta ai nostri tempi, mentre lo studio dei classici sarebbe alienante ed elusivo, incapace di formare uomini in grado di inserirsi negli odierni processi produttivi e quindi nella società.
Di contro a questa tesi si è obiettato che sarebbe proprio l’educazione tecnico-scientifica quella veramente alienante nel senso che questa proibirebbe la comprensione dei movimenti storici e sociali e preparerebbe «alienati» a servizio del «profitto».
Si è difesa la cultura tecnico-scientifica per¬ché questa sarebbe la cultura che serve, e, d’altro canto, si è difesa la cultura umanistica affermando il suo valore proprio nel senso che essa non servirebbe a niente: proprio perché è «bella» e non utile, ovvero nel senso che sarebbe utile e necessaria a sviluppare qualità estetiche e morali escluse dalla cultura tecnico-scientifica.
Si è detto che la cultura classica ha creato modelli insuperabili cui tutte le altre epoche dovrebbero richiamarsi.
Ma si fa presente che è proprio lo sviluppo della scienza a dimostrare che gli uomini, oltre ad avere un passato, hanno anche un futuro, che è nostro compito rendere migliore, costruendo altro sapere ed altre opere piuttosto che dedicarsi all’archeologia del sapere e delle opere passate.
Si è difesa la cultura classica perché sarebbe dai suoi modelli che gli uomini avrebbero tratto ispirazione e sugli esempi antichi si sarebbero nutriti gli spiriti rivoluzionari di tutti i tempi.
Ovviamente, la questione della superiorità dell’educazione umanistica o di quella scientifica non ha senso, e non è quindi il caso di insistervi.
La funzione della scuola e dell’università non è quella di formare tutti Fisici o di far diventare tutti Archeologi e non anche, per esempio, dei cittadini culturalmente attrezzati per comprendere il mondo in cui vivono in modo da poter riverberare all’interno della comunità in cui operano il loro contributo proprio in quanto cittadini (e non solo in quanto Fisici o Archeologi).
Così si giunge ad una prima conclusione che vale a eliminare errori di visione e di giudizio: la cultura, cioè, coincide con lo sviluppo della personalità dell’uomo, con la partecipazione alla società e attraverso questa alla edificazione di un mondo su cui si collochino sempre più naturalmente la libertà, l’uguaglianza, la giustizia, la verità, la bellezza, la trasparenza, la fiducia nel progresso.

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