Mormanno: Origini e Vicende del Seminario diocesano
di Domenico Crea
Premessa
Una passeggiata in una mattinata agostana intorno al Seminario diocesano estivo ha risvegliato in me un’onda di simpatici ricordi della mia fanciullezza.
Come tutti i ragazzi, la voglia di sfidarsi al calcio era anche all’epoca ( metà degli anni ’50) preponderante, anche in mancanza di un vero pallone (gli unici a possederne uno (mi sembra con camera d’aria e lacci di cuoio per chiudere) erano i cugini Flavio e Mario Perrone, di qualche anno più grandi, invidiatissimi!
Ci accanivamo e sfinivamo dietro palle di pezza ( vecchi calzini, pezze varie di colorati stracci cuciti alla meglio dalle mamme dopo infinite preghiere !), nel campo sportivo annesso al Seminario, ma smettevamo subito all’arrivo dei più grandi con il sospirato pallone di cuoio.
In particolare ammiravamo incantati i passaggi, i tiri, i gol dei componenti la squadra di calcio locale ( che partecipò alla Coppa del Mercure, torneo interregionale, per noi mormannesi quasi una Coppa dei Campioni!)
E quando la magica sfera, a seguito di un’inopportuna pedata, rotolava veloce verso la sottostante ss 19, molto spesso per rimbalzi viepiù alti lungo la scoscesa scarpata verso il fiume Battentiero, subito noi più piccoli correvamo a riprenderla, con grande dispendio di energie, ma felici di poterla accarezzare, di sentirsi dire bravo e di darle, quasi privi di fiato, finalmente un bel calcio!
Le sfide calcistiche erano usuali anche con i seminaristi diocesani, che durante i mesi di Luglio, Agosto e metà Settembre ricordo che estivavano a Mormanno e mi apparivano, mentre scendevano in paese in fila per due, con veste e tondo cappello rigorosamente neri, per andare in Cattedrale o a passeggio, come uno stormo di rondini.
Si faceva facilmente amicizia e di tanti di loro, purtroppo, non più mi sovviene, ma ricordo bene il compianto Don Giuseppe Russo e Don Carmine Scaravaglione, poi Vicario vescovile.
Guardando la grande struttura disabitata un’improvvisa tristezza ha invaso il mio cuore, ma repente è maturata in me l’idea di volerne sapere di più (è ancora Seminario diocesano estivo? E se no cos’è?) e così ho iniziato una piccola ricerca sul Seminario vescovile di Cassano e Mormanno.
Cenni storici[1]
Dando applicazione ad un decreto del Concilio di Trento (sess. 23, cap. 18, de reform.) che comandava la erezione dei seminari annessi alle Cattedrali, la Diocesi di Cassano fu tra le prime nel Regno ad istituire il suo.
Nel 1565, infatti, nel Sinodo indetto dal Vescovo Giovanni Battista Serbellone, milanese, si nominarono quattro ecclesiastici eletti alla cura del Seminario, quindi già in via di imminente avviamento.
Ma evidentemente così non avvenne, perché in data 6 Marzo 1588 dal Vescovo Tiberio Carafa fu emesso decreto per la erezione del Seminario, per il cui sostentamento tassò i beneficiari curati del due per cento ed i semplici del quattro per cento.
Nel 1593, poi, il Vescovo Audoeno confermò le precedenti disposizioni e stabilì in 12 il numero dei seminaristi.
Il Seminario era allocato in vecchie case attaccate all’Episcopio ed alla Cattedrale, ma i Vescovi di quegli anni non dimoravano in Cassano, per cui il seminario venne sempre più in decadenza e, verso la fine del secolo XVII, alle volte restava aperto per pochi mesi all’anno, e altre volte non veniva per nulla aperto.
A causa di tale incuria, i locali divennero inagibili, per cui il Vescovo Nicola Rocco, nei primi anni del XVIII secolo, per riaprire il Seminario, ne trasferì la sede a Mormanno, prediletto come abituale residenza, situandolo in alcune case in vicinanza della pubblica piazza, in un vicolo ancor oggi denominato via Seminario Vecchio.
Da quel momento iniziò una “querelle” che solo ultimamente sembra, stranamente, assopita, ma per oltre due secoli è, come la mitica fenice, sempre risorta dalle sue ceneri.
Do direttamente la parola al Canonico Antonio Minervini:
“ Questa mossa, ch’era stata prodotta da una voluta necessità, monsignor Fortunato successore del Rocco nel 1729 pretendeva sostenerla con principii di diritto. Ei non si limitava a volere una permanenza straordinaria del seminario in Mormanno, ma meditava di erigerlo colà stabilmente , e distruggere quello che trovavasi in Cassano su le basi della vera disciplina.
All’uopo a dilatarlo sempre più avea ivi acquistate alcune case dai coniugi Carlo e Rosana Carissima per ducati 30, con istromento di notar Bernardo Fazio de’ 22 settembre 1733, ed altre per ducati 60 da Carlo Vacca ed Eufrasia Crescente, con istromento di notar Angelo Galterio , nel 1756.
Sosteneva poi il suo progetto con ragioni, che si leggono in una sua memoria presentata alla Sacra Congregazione di Roma nella causa di sopra enunciata;cioè per
– 1° che l’aria di Cassano era malsana ;
– 2.° che il seminario di Cassano era povero e senza mezzi a riattarsi ;
– 3.° che era più conducente ritenere il seminario in Mormanno, terra di giurisdizione episcopale, che in Cassano città di dominio baronale laico;
– 4° che il vescovo era libero a trasferire il seminario ove gli aggradisse.”
Così la questione sembrava chiusa; invece no:
“Un tal Carlo di Girolamo, che scriveva l’allegazione a favore del duca, duchessa, capitolo e città di Cassano ribattendo quelle vedute rispondeva all’ uopo :
– 1° non essere assolutamente vera la malsanìa dell’aere di Cassano per tutti i mesi dell’anno, presentando per documenti in appoggio e contrari ai tanti prodotti da monsignor Fortunato, le dichiarazioni di vari PP. Carmelitani e cappuccini di Cassano anche montanari, che vi erano per lunghi anni e sanamente vissuti: de’ sindaci ed eletti dell’antica Irtova, Rossano, e Corigliano i quali per la vicinanza conoscevano ed asserivano che il seminario vescovile si era mantenuto sempre in Cassano, a riserba di alcuni mesi di està: di vari testimoni giurati di Terranova, Castelluccio ed altri luoghi, che confermavano lo stesso : che poteva quindi tollerarsi il traslocamento del seminario in Mormanno, ma tutto al più pei soli mesi estivi, mentre lo stesso S. Carlo Borromeo avea opinato, che i seminari avessero avutosecessum aliquod rusticationis caussa.
Al 2 ° rispondeva che quantunque il seminano di Cassano fosse povero, pure da che le fabbriche n’erano andate in deperimento per la incuria ed oscitanza dei vescovi a serbarlo aperto, avendolo abusivamente abbandonato per trasferirlo in Mormanno, era quindi del loro dovere ripararle , e non dei soli Cassanesi, che avrebbero cosi pagata la pena dell’altrui colpa: che le rendite, le quali dalla prima erezione erano state addette al seminario di Cassano doveano allo stesso servire, nè potersi permettere, che si applicassero a quello di Mormanno, come nella decisione della Sacra Congregazione in Lucana 21. Januar. 1617 ec. Ec.
Al 3° che era ben’ingiurioso il dire non conveniente tenersi il seminario in Cassano perchè città baronale; mentre costava benissimo da antiche memorie, che i baroni e duchi di Cassano erano stati sempre in buon’armonia coi vescovi, ed allora solo si vedeva quella opposizione ingigantita per colpa del vescovo, che non riguardava la Chiesa di Cassano tanquam sponsam, sed istar ancillae; che essendovi altre città baronali era dunque ugualmente a conchiudersi, che non conveniva in esse il seminario, quando che i PP. Tridentini, ai tempi de’ qualì esistevan pure i dritti di baronia, avean generalmente parlato.
Al 4° esser vero che il vescovo potesse erigere uno o più seminari nella diocesi per come gliene parrebbe opportuno, ma adonta di questi non dover mai mancare quello della città cattedrale, secondo un decreto della Sacra Congregazione del 9 giugno 1725; e dover tutti gli altri da quest’ultimo sempre dipendere, come dispose il Tridentino,nella sess. 23.cap. 18 de reform.”
Forse tutte quelle argomentazioni non furono per nulla ritenute peregrine, tant’è che:
“Ad onta di tutti i maneggi del vescovo Fortunato, la Sacra Congregazione dei Concili, sotto il dì 20 dicembre 1748, come si è anche di sopra riferito , rescrisse al n° 3° e 4° : Seminarium retinendum esse in civitate Cassani temporibus hyemale et verno. et prò hujus modi de effectu reastaurandas esse aedes cum redditi bus antiquis ejusdem seminarii, et in supplementum, sumptibus quorum de iure (nempe episc. et beneficiatorum dioec. ), et interim retinendum esse in loco Mormanni.”
Quindi la Sacra Congregazione accolse le richieste dei ricorrenti e decise che il Seminario, durante l’inverno e la primavera, doveva restare a Cassano(la cui sede doveva essere restaurata), e fino al restauro poteva restare a Mormanno.
“ Posteriormente la real Camera di S. Chiara e la maestà cattolica di Carlo III. nel 1752 dichiararono e confermarono altrettanto.
Or continuando in tal modo le cose, il Capitolo a contribuire all’ immegliamento del proprio seminario , nel 1767, gli vendè un palazzo che possedeva in una contrada detta Pallice con un rilascio gratuito di ducati 400.
In questo sito di lunga preferibile al primo, più spazioso e più agiato, rimase per molti anni; ed in Mormanno a migliorarne pure l’abitazione si volle, nel 1788 sotto monsignor Coppola, acquistare il soppresso monastero de’ PP. Coloritani [2] in buona distanza dall’abitato, di disastroso e malagevole accesso, quasi infondo di una valle, e cerchiato da profondi burroni.”
Ma la vicenda del Seminario s’ingarbuglierà sempre di più:
“Nel 1797 al 99 essendo epoche di rivoluzioni e di guerre il vicario capitolare D. Vincenzo decano Pannaini, a tenere per quanto più fosse possibile lontani i giovani dai luoghi di maggiori tumulti, fece nei mesi estivi passare il seminario nel vicino villaggio di Civita.”
Anche questa non fu certo una scelta felice e per nulla soddisfacente se:
“Nel 1801 ritornava in Mormanno, e così fino al 1806, in cui per le grandi rivolte che l’Europa tutta subiva, il nostro seminario rimaneva chiuso sino al 1816.
Un sovrano decreto de’ 2 dicembre 1813 ingiungeva al vicario capitolare signor D. Pietro di Benedetto di riaprire il seminario in Cassano, e con altro degli 8 dello stesso mese del 1814, se gli concedeva il locale del soppresso monastero de’ domenicani. Cosi adoperate le debite costruzioni, era dopo l’elasso di dieci anni, che la diocesi Cassanese vedeva riaperto il suo collegio chericale, e forse con auguri immensamente più lieti.
Le fabbriche venivano ingrandite, quando con altro sovrano decreto dei 22 ottobre 1817 vi si aggiungea anche la chiesa del soppresso convento, e così messo il locale nella parte più elevata, più asciutta, e più agevole della città, con un libero e spazioso orizzonte.”
Ma i Vescovi, si sa, sono pur sempre uomini, e quindi capaci di mutar opinioni ed operare scelte personali, come ci ricorda il Minervini:
“Ma che non vale la forza di un radicato popolare pregiudizio!
Era pei soliti reclami, che esso transitava in Mormanno di nuovo nella està del 1822, sotto monsignor Cardosa, e così fino al settembre del 1841; quando un’elettrica corrente, che nella notte dei 17 di quel mese veniva a scaricarvisi sopra, e tutte ad investir ne le fabbriche, vi arrecava la morte a tre sciagurati giovanetti , onde si abbandonava d’allora come luogo di proscrizione e d’orrore.”
Potrebbe sembrare la fatidica conclusione dell’esperienza a Mormanno del Seminario diocesano, ma non sarà così!
“Era per le sagge vedute dell’attuale monsignor Bombini, che concordemente ai voti della diocesi, l’estivo seminariosi fissava in Morano, nel soppresso monastero de’ Minori osservanti largito dalla munificenza di Ferdinando II. Nel 1834, che messo in una spaziosa ed aperta pianura su la strada consolare, quasi nel centro della diocesi, in vicinanza della cattedrale, offresi a gradevole stazione pei cherici. È in tal modo, che la nostra diocesi gode il comodo di due case pel suo seminario, tali da richiamare a ragione la stima e l’ammirazione di quanti si fanno a visitarle.
Era poi nel 2 giugno del 1845 che si inaugurava per la prima volta il novello locale in Morano.” [3]
Evidentemente fu in quegli anni che fu assunta la decisione di stabilire definitivamente la sede del Seminario in Cassano durante l’autunno/inverno/primavera, e solo durante l’estate trasferirne la sede in qualche luogo più ameno della Diocesi.
Per alcuni anni, non sappiamo con precisione quanti, fu scelto Morano.
Ma tale pacifica soluzione andò avanti per circa un trentennio, allorchè il Vescovo Alessandro Maria Basile (1871-1883) volle adattare a Seminario vescovile (penso soltanto per l’estate, ma non ho la certezza) il fabbricato adiacente alla Chiesa di S. M. della Consolazione di Rotonda, allontanandolo sempre più da Cassano.
Occorrerebbero ricerche in merito, ma non ne ho avuto il tempo!
La soluzione, comunque, non dovette essere poi tanto soddisfacente, se il Vescovo Bonito, già a fine 1800, chiese al Comune di Mormanno in fitto l’ex Convento dei Cappuccini in contrada S. Rocco.
Infatti il Consiglio comunale di Mormanno deliberò di concedere in fitto il Monastero o Convento dei Cappuccini con l’annesso giardino, per uso d’istituto di educazione ed istruzione pubblica e del seminario, per la durata di anni 30 e per l’an¬nuo canone di Lire 300 a S.E. Mons. Anton Maria Bonito, Vescovo di Cassano allo Jonio.[4]
Evidentemente la trattativa non ebbe seguito, perché il prof. Luigi Paternostro, parlando dei Vescovi di Cassano, scrive:
“- Bruno Occhiuto,1921-1937.
Fece lavori al seminario estivo (casa Capalbi, via Alfieri) e al palazzo vescovile.
Fu presente a Mormanno ove incrementò l’Azione Cattolica.
– Raffaele Barbieri, 1937-1968. Fu il Vescovo che resse più a lungo la diocesi. Mons. Barbieri avviò e concluse, agli inizi degli anni Quaranta,una transazione col Comune di Mormanno, alla cui guida era il podestà Angelo Armentano.
La Chiesa, creditrice dall’Ente di £. 25.000 di censi e proprietaria dell’intera Montagnella, la collina sulla cui sommità s’erge il Faro, cedette queste quote in cambio di quella parte del cadente fabbricato dell’ex monastero dei cappuccini e delle sue pertinenze, esclusa la cappella di S.Maria degli Angeli di cui era proprietaria. Nell’atto si precisava che il campo sportivo poteva essere utilizzato dal Comune per quelle attività che la GIL prevedeva per i giovani, il cosiddetto sabato fascista, già da anni praticato.
L’intenzione di mons. Barbieri era quella di adibire tutto il complesso a Seminario estivo. Poiché l’opera di rifacimento era oltremodo impegnativa dal punto di vista finanziario, il vescovo, proprietario dell’immobile sito nell’attuale via Alfieri, ex via Carlo Capalbi, già ricevuto in dono dal nobile don Pasquale Capalbi e adibito da lungo tempo a seminario ma al momento inagibile, lo mise in vendita.
Fu acquistato da Rocco Capalbi discendente degli antichi proprietari e pagato £. 7.500.000. Tale denaro servì in parte rilevante alla ricostruzione dell’ex convento.”[5]
Non essendo in grado di verificare le notizie del prof. Paternostro, le ritengo valide e ne aggiungo altre desunte da delibere consultate nell’Archivio comunale.
Il Convento, costruito nel 1579 dall’ordine dei Minori, per le leggi eversive del 1866 venne soppresso ed il fabbricato col terreno adiacente passò al Demanio.
Con verbale del 15 Maggio 1869 dal Demanio passò al Comune, che lo adibì ad usi diversi.
Con l’andar del tempo il fabbricato e i terreni adiacenti deperirono molto e così nel 1939, presa in esame la domanda del Vescovo Barbieri con cui chiedeva il rilascio dell’intero fabbricato per riattarlo ed adibirlo a sede del Seminario nei mesi estivi, il Commissario prefettizio di Mormanno Armentano Angiolino, considerato che:
-ci sarà vantaggio per la mano d’opera locale e che verrà diminuita di molto la disoccupazione;
– In forza della legge 27 Maggio 1929,art,8 il Comune cessionario del Fabbricato ex monastioo,a termine dell’art.20, della legge 7 luglio 1866,N.3036,è obbligato a rilasciarne una congrua parte all’autorità Ecclesiastica per uso della Rettoria dell’annessa Chiesa, per cui il Comune è debitore di £.26625,25 in favore dell’ex ricettizia di Mormanno, che verranno condonate;
-il seminario porterebbe lustro intellettuale e morale con vantaggio economico della città;
-il Comune avrebbe costruito il Cimitero, il Parco delle rimembranze, il Faro, l’Ospedale notturno su terreno della Chiesa;
-il Vescovo ha dato e continua a dare gratuitamente necessari locali per l’Asilo Infantile ed alloggio delle suore nella sede vescovile;
-resterà a disposizione delle organizzazioni civili,fasciste,sportive e scuole il campo sportivo annesso al Convento quando il seminario non è a Mormanno;
Delibera
Di dare al Vescovo di Cassano Jonio l’ex Convento di Cappuccini con l’annesso giardino perché lo adibisca restaurato agli usi sopra indicati.[6]
E l’anno dopo i protagonisti della trattativa, Vescovo Barbieri ed Armentano divenuto Podestà, facendo riferimento alla delibera del ’39, firmano il contratto che sancisce il definitivo scambio delle proprietà.[7]
Un’ultima notazione: Nell’Archivio esiste una lettera che negli anni ’50 il Parroco Don Luigi Accurso inviò al Comune rivendicando alla Chiesa le parti più basse della “montagnella”, ma la cosa non ebbe seguito, anche perché subito dopo fu dichiarata Monumento nazionale.
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[1] “Cenni Storici sulle Chiese Arcivescovili, Vescovili e Prelatizie del Regno delle Due Sicilie. La trattazione della nostra diocesi fu affidata ad un sacerdote cassanese, il rev.mo Canonico Antonio Minervini, dai cui scritti ho attinto le notizie.
[2] FONDAZIONE DEI CONVENTI NEL PERIODO 1603-1650:
1619 Mormanno dioc. Cassano 1620 Mormanno S. M. di Costantin. dioc. Cassano . Nel 1751, Papa Benedetto XV soppresse tale Congregazione. Il convento e le sue pertinenze furono acquistati nel 1752 dagli Agostiniani calabresi e rimasero in attività fino al 7 agosto del 1809 quando Gioacchino Murat, ordinando la soppressione di tutti i monasteri posseduti dagli ordini religiosi, ne decretò la definitiva scomparsa.
Dal Serrone sono pervenuti a Santa Maria del Colle di Mormanno, un calice d’argento, datato 1677, usato per le occasioni solenni, e il quadro raffigurante l’elemosina di S. Tommaso del 1719.
[3] Fine della relazione del Rev. Can. Minervini
[4] Seduta del 24 Novembre 1900 Sindaco Galizia Vittorio
[5]L.Paternostro : Mormanno un paese…nel mondo, Il Coscile 1999
[6] Estratto dallaDelibera del 12/02/1939: Oggetto : Passaggio nelle mani del Vescovo di Cassano dell’ex Convento dei Cappuccini del Comune. Approvata dalla GPA nella seduta del22/12/1939 col N.42807.
[7] N. 63 del Repertorio, registrato a Castrovillari addì 20 settembre 1941, al n.186,Mod.I, vol 96.