Mormanno, il paese degli Angeli ed Arcangeli (con citazioni, riflessioni, Santuari...)

Chiesa di S. Michele Arcangelo, 8 Maggio 2011
Mormanno, il paese degli Angeli ed Arcangeli, di Domenico Crea
Autorità , amiche ed amici buongiorno, anzitutto un sentito ringraziamento al quartiermastro Vincenzo ed a tutto il quartiere Capo lo Serro per l’invito rivoltomi ed a Don Peppino, che ha subito sposato l’iniziativa, ben confacente alla sua straordinaria vivacità culturale, della quale, ancora per tantissimi anni, vogliamo godere. Auguri a tutte le mamme.
Il mio intervento partirà da lontano per giungere all’oggi attraverso alcune personali riflessioni che spero potranno attirare la vostra attenzione e la vostra curiosità.
Durante le mie ricerche, ho appreso dalla vita di Leoluca da Corleone(di cui già si era occupato il nostro Vittorio Pandolfi), uno dei Santi del Mercurion, la comunità di asceti e monaci del nostro comprensorio del fiume Lao, che lo stesso, oltre al cenobio dell’Avena, costruì nella zona due cappelline, intitolate a S.Michele e a S. Stefano.
Si può quindi con molta probabilità affermare che l’altare dedicato all’Arcangelo Michele sia questa stessa chiesa di S. Michele, ubicata ad est di Mormanno lungo questo monte omonimo, considerando sia la particolare disposizione ad Ovest (rivolta verso il “Mercurion”), sia l’assenza di altre chiese con questa denominazione nei paesi della zona.
Nella Vita di S. Nilo, fondatore poi della famosa Abbazia di Grottaferrata, che per lungo tempo ha frequentato proprio questi luoghi, inoltre si dice che, stando il Santo nella spelonca di S.Michele e avendo bisogno di moneta, si vide costretto a discendere «al vicino cenobio di Castello», per prenderne in prestito e che, altra volta,
sentendo appressarsi i Saraceni, si vide costretto «ad ascendere al vicino Castello, impossibilitato a ritornare alla spelonca di S. Michele».
Ma l’unica chiesa di S. Michele nella zona è quella di Mormanno ed il Castello poteva benissimo essere il Castrum alla sommità della Costa, che offriva riparo da ogni pericolo.
Quindi questo antico altare, in origine dentro una piccola grotta (caratteristica comune a tutte le chiese dedicate a questo Arcangelo), costruito da S. Leoluca forse al posto di un’edicola pagana lungo il primitivo itinerario della via Popilia, interno rispetto all’attuale e molto vicino a questa chiesa, che congiungeva Laos a Sibari, rappresentò sin dall’VIII secolo un riferimento importante per i cristiani e per gli asceti del circondario.
Divenne poi una piccola cappella, poi una piccola chiesa, che nel 1092 fu data ai Benedettini di Cava dei Tirreni «cum vineis et terris et arboribus fructiferis et omnibus pertinentiis suis».
In seguito abbandonata e diruta,fu ristrutturata una prima volta durante l’episcopato del vescovo Nicola Rocco (1707-26) ed una seconda volta ampliata , verso la metà del XIX secolo, a spese di Ferdinando II, come atto di riconoscenza al soldato Michele Sola, come ci ricorda V. Minervini nel suo:Mormanno d’una volta.
Adesso, dopo queste scarne notizie sulla chiesa che ci ospita, alcune mie riflessioni su Mormanno,da me definito il paese degli Angeli ed Arcangeli.
Mi ha sempre incuriosito questa significativa presenza nel nostro antico borgo di chiese, cappelle, edicole, dipinti dedicati agli Angeli, soprattutto la presenza di Cappelle dedicate ai tre più noti Arcangeli: Michele, Gabriele e Raffaele. Di questo aspetto in verità si è già brillantemente occupato l’amico Francesco Regina su Faronotizie, evidenziandone alcune particolarità, ma io vorrei cimentarmi a sottolinearne qualche altro aspetto.
Ho detto volutamente ai tre più noti, in quanto gli Arcangeli, in realtà, sono in numero di 7.
Così dice, infatti, lo stesso arcangelo san Raffaele: Io sono Raffaele, uno dei sette santi angeli, che presentano le preghiere dei giusti e possono stare dinanzi alla maestà del Signore (Tob 12, 15).
Alcuni autori li vedono anche nell’Apocalisse, dove si dice: Grazia a voi e pace da Colui che è, che era e che viene, dai sette spiriti che stanno davanti al suo trono (Ap 1, 4). Vidi che ai sette angeli ritti davanti a Dio furono date sette trombe (Ap 8, 2).
Dante li pone al vertice delle gerarchie angeliche, e nel canto XXVIII del Paradiso ai versi 97-130 dice:
97 E quella che vedëa i pensier dubi
ne la mia mente, disse: «I cerchi primi
t’hanno mostrato Serafi e Cherubi. (97 E Beatrice, che vedeva i dubbi che si agitavano nella mia mente (a proposito della disposizione delle gerarchie angeliche), disse: «I primi due cerchi sono quelli dei Serafini e dei Cherubini.)
100 Così veloci seguono i suoi vimi,
per somigliarsi al punto quanto ponno;
e posson quanto a veder son soblimi. (100 Essi (girando) così veloci seguono il vincolo d’amore che li lega a Dio (i suoi vimi: questo termine deriva dal latino vímen, ” legame “), per essere simili a Dio quanto più possono; e tanto più possono (assomigliarGli) quanto più si elevano nella contemplazione (rispetto a tutte le altre creature),
103 Quelli altri amori che ‘ntorno li vonno,
si chiaman Troni del divino aspetto,
per che ‘l primo ternaro terminonno; (103 Le altre sostanze angeliche che girano intorno alle prime due, sono chiamate Troni di Dio, per la qual cosa furono destinati a chiudere la prima terna.)

106 e dei saper che tutti hanno diletto
quanto la sua veduta si profonda
nel vero in che si queta ogne intelletto. (106 E devi sapere che questi tre ordini godono di una beatitudine proporzionata alla profondità della loro visione di Dio, visione nella quale ogni intelletto trova pace.)
109 Quinci si può veder come si fonda
l’esser beato ne l’atto che vede,
non in quel ch’ama, che poscia seconda; (109 Da quanto ho detto si può capire come la beatitudine si fonda sulla vista (di Dio), non sull’amore, che è una conseguenza (di tale visione);
112 e del vedere è misura mercede,
che grazia partorisce e buona voglia:
così di grado in grado si procede. (112 e la visione è in proporzione del merito, il quale nasce dalla grazia divina e dalla buona volontà (con cui essa è accolta): così si procede di gradino in gradino (dalla grazia alla volontà, dalla volontà al merito, dal merito alla visione, dalla visione all’amore).
115 L’altro ternaro, che così germoglia
in questa primavera sempiterna
che notturno Arïete non dispoglia, (115 La seconda terna (o gerarchia), che così fiorisce in questa eterna primavera celeste che l’autunno non priva di foglie,
118 perpetüalemente ‘Osanna’ sberna
con tre melode, che suonano in tree
ordini di letizia onde s’interna. (118 canta (sberna: era il verbo usato per indicare il canto degli uccelli alla fine dell’inverno) il suo eterno “Osanna” con tre melodie che risuonano nei tre ordini angelici da cui (questa terna) è formata.
121 In essa gerarcia son l’altre dee:
prima Dominazioni, e poi Virtudi;
l’ordine terzo di Podestadi èe. (121 In questa gerarchia si trovano le altre intelligenze angeliche: prima le Dominazioni, e poi le Virtù; il terzo ordine è quello delle Potestà.)
124 Poscia ne’ due penultimi tripudi
Principati e Arcangeli si girano;
l’ultimo è tutto d’Angelici ludi. (124 Poi nei due penultimi cori tripudianti si volgono i Principati e gli Arcangeli; l’ultimo è tutto costituito dagli Angeli festanti.)
127 Questi ordini di sù tutti s’ammirano,
e di giù vincon sì, che verso Dio
tutti tirati sono e tutti tirano. (127 Questi ordini in alto contemplano tutti Dio, e in basso esercitano il loro influsso (sui cieli sottostanti), in modo che ciascun coro è attratto verso Dio, e attrae a sé (le cose sottostanti).
Nel 1561 Papa Pio IV consacrò in Roma una chiesa, costruita nel locale del salone delle terme dell’imperatore Diocleziano, a santa Maria e ai sette arcangeli. Si tratta della chiesa di Santa Maria degli Angeli.
Curiosità :Ma quali sono i nomi dei quattro Arcangeli poco conosciuti? Ci sono diverse versioni. La beata Anna Caterina Emmerick parla dei quattro angeli alati che distribuiscono le grazie divine e che sarebbero Arcangeli e li chiama: Rafiel, Etofiel, Salatiel e Emmanuel . Altri citano invece i nomi di Uriel, Raguele, Sarachiele, Remiele, evidentemente da fonti diverse.
Ma torniamo alle mie personali riflessioni.
Guardando Mormanno, la prima cosa che mi ha colpito è stata la disposizione delle Cappelle dedicate ai tre Arcangeli lungo un ipotetico asse di una Croce latina, orientato Est-Ovest ( questa chiesa, S. Raffaele, S. Gabriele o Annunziata).
Alle due estremità dell’altro braccio ideale di essa, orientato Sud-Nord, sono collocate la Cappella di S.M. degli Angeli, al Seminario, e la Cappella dell’Addolorata, al Faro.
Un paese, quindi, inscritto, protetto (pensiamo ai vari terremoti in Calabria e Basilicata nei secoli), racchiuso in una ideale Croce, con gli Arcangeli stretti, oserei dire fusi, intorno alla Madonna nel momento più doloroso, fino poi al trionfo di Angeli che accompagnano l’Assunta in Cielo!
Altri paesi hanno la stessa caratteristica? Lo ignoro.
Forse queste mie osservazioni sono solo “voli pindarici”.
Ma tante domande, finora senza risposte certe, si sono però affollate nella mia mente.
Questa singolare disposizione è stata frutto di ispirazione e volontà divina, o è stata concepita da consapevoli menti umane?
E’ frutto di un caso?
Può avere attinenza con la presenza dei Basiliani o per essere stata Mormanno dal 1101 governata da Vescovi?
Ho appreso altresì che la Croce diretta verso i punti cardinali, come quella da me immaginata, è base dei simboli d’orientamento:
• del soggetto in rapporto ai punti cardinali terreni (orientamento spaziale, che si articola sull’asse Est-Ovest);
• del soggetto in rapporto ai punti cardinali celesti (orientamento temporale, che si articola sugli assi Sud-Nord e Basso-Alto, indicanti l’asse di rotazione del mondo).
Il significato della Croce rispetto alla Terra è quello di rappresentare gli aspetti dinamici, contrapponendosi al significato del Quadrato che rappresenta la Terra nei suoi aspetti statici.
Tra le figure geometriche, la Croce ha una funzione di sintesi, di misura, di mediazione, di comunicazione.
In essa si congiungono Cielo e Terra, Tempo e Spazio.
Un altro significato della Croce è quello ascensionale, legato al significato del Ponte e al significato della Scala.
Essa rappresenta il Crocefisso, il Cristo, il Verbo, la Seconda Persona della Trinità (secondo la leggenda il legno della Croce proviene dall’Albero sorto sulla tomba di Adamo).
Ed ancora tante, tante interpretazioni! Sono riflessioni che ho solo inteso portare alla vostra attenzione!
Ma adesso parliamo un po’ delle virtù di questi tre Arcangeli.
SAN GABRIELE
Il suo nome significa forza di Dio. Lo si rappresenta con una verga di giglio profumato, che ossequiò Maria nel momento dell’Annunciazione e che rappresenta la purezza immacolata della Vergine Santa. La sua festa è il 25 marzo, ricorrenza appunto dell’Annunciazione.
In questa ambasciata, Gabriele si presenta dinanzi all’umanità come il grande comunicatore, il grande messaggero, come se fosse il corriere di Dio.
Perciò papa Paolo VI lo nominò patrono delle poste, dei postini, degli impiegati delle poste e dei filatelici, attraverso la lettera apostolica Quondoquidem del 9 dicembre 1972.
È il messaggero di Dio per eccellenza e colui che comunica agli uomini le grandi notizie da parte del Signore. Già nell’Antico Testamento parla al profeta Daniele degli avvenimenti importanti che avranno luogo per il popolo di Israele.
Papa Pio XII lo proclamò patrono delle telecomunicazioni e dei comunicatori col breve apostolico del 12 gennaio 1951, in cui si dice:
dichiariamo san Gabriele arcangelo patrono celeste davanti a Dio delle telecomunicazioni, dei loro specialisti e di tutti gli impiegati
SAN RAFFAELE
Raffaele significa medicina di Dio e di solito si rappresenta questo arcangelo insieme a Tobia, mentre lo accompagna o lo libera dal pericolo del pesce. Il suo nome compare soltanto nel libro di Tobia, dove egli viene presentato come modello di angelo custode, perché protegge Tobia da tutti i pericoli: dal pesce che voleva divorarlo (6, 2) e dal demonio che l’avrebbe ucciso con quegli altri sette pretendenti di Sara (8, 3). Guarisce la cecità del padre (11, 11) e così manifesta il suo carisma speciale di essere medicina di Dio e patrono di coloro che curano i malati. Sistema la faccenda dei soldi prestati a Gabaele (9, 5) e consiglia a Tobia di sposarsi con Sara.
Per di più è patrono dei viandanti e dei viaggiatori, che lo invocano prima di intraprendere un viaggio, perché egli li protegga come protesse Tobia nel suo viaggio.
Ed ancora è patrono dei sacerdoti che confessano e amministrano l’unzione degli infermi, poiché la confessione e l’unzione degli infermi sono sacramenti di guarigione fisica e spirituale. Per questo i sacerdoti dovrebbero chiedere il suo aiuto specialmente quando confessano ed amministrano l’estrema unzione. È patrono dei non vedenti, perché può guarirli dalla cecità come fece al padre di Tobia.
Ed in modo molto speciale è patrono di coloro che curano o badano agli infermi, concretamente, cioè dei medici, degli infermieri e delle badanti.

Occupiamoci ora delle caratteristiche salienti del Santo che oggi festeggiamo.
SAN MICHELE
Michele (Mi-kha-el) vuol dire chi come Dio. Alcuni hanno visto san Michele nell’apparizione a Giosué, poiché si presenta con una spada sguainata in mano, esattamente come viene rappresentato san Michele. Egli disse a Giosué: Sono un principe dell’esercito di Yahvé… togliti i calzari, perché il luogo che calpesti è santo (Gs 5, 13-15).
Quando il profeta Daniele ebbe una visione e rimase come morto, disse: Però Michele, uno dei primi principi, mi è venuto in aiuto e io l’ho lasciato là presso il principe del re di Persia (Dn 10, 13). Io ti dichiarerò ciò che è scritto nel libro della verità. Nessuno mi aiuta in questo se non Michele, il vostro principe (Dn 10, 21).
In quel tempo sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Vi sarà un tempo di angoscia, che non c’era mai stato dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo (Dn 12, 1).
Nel Nuovo Testamento, nella lettera di san Giuda Taddeo, sta scritto: L’arcangelo Michele quando, in contesa con il diavolo, disputava per il corpo di Mosé, non osò accusarlo con parole offensive, ma disse: Ti condanni il Signore! (Gd 9).
Ma è soprattutto nel capitolo dodicesimo dell’Apocalisse che appare chiaramente la sua missione di capo degli eserciti angelici nella lotta contro il diavolo e i suoi demoni.
San Michele Arcangelo è considerato il patrono speciale del popolo di Israele, come sta scritto in Daniele al capitolo 12, versetto 1. Inoltre è stato nominato patrono speciale della Chiesa cattolica, il nuovo popolo di Dio del Nuovo Testamento.
Viene acclamato anche come patrono dei giudici e di coloro che esercitano la giustizia, infatti lo si rappresenta con la bilancia in mano. E poiché è il capo degli eserciti celesti nella lotta contro il male e contro il diavolo, viene considerato patrono dei soldati e dei poliziotti. Poi è stato scelto come patrono dei paracadutisti e dei radiologi e di tutti coloro che curano per mezzo del radio. Ma è specialmente potente contro Satana. Per questo gli esorcisti lo invocano come un difensore fortissimo.
Fin dai tempi di Gesù, gli ebrei credevano che san Michele era l’angelo incaricato da Dio per custodire le sorgenti d’acqua che hanno effetti curativi. Nella tradizione, lo si considera l’angelo che guidò il popolo d’Israele nel deserto e gli fece attraversare il mar Rosso o anche colui che fece scaturire l’acqua dalla roccia che Mosè toccò col suo bastone per calmare la sete della gente. Nel Vangelo di Giovanni, al capitolo 5, si parla dell’angelo che muoveva le acque della piscina di Betsaida ed alcuni credono che questi sia proprio san Michele.
San Francesco di Paola (1456-1508) aveva molta devozione a san Michele, il quale gli era apparso in visione e gli aveva ispirato il motto del suo Ordine dei Minimi, che egli aveva fondato.
Il motto era Charitas (amore).
È noto che prima del Concilio Vaticano II si recitava, alla fine di ogni messa, la preghiera San Michele arcangelo.
Quest’orazione ebbe origine da una visione di papa Leone XIII nel 1884. Il Papa vide il demonio che sfidava Dio, dicendogli che poteva distruggere la Chiesa e portare il mondo all’inferno, se gli si concedevano cent’anni per farlo. Il sommo pontefice comprese che, se il demonio non fosse riuscito nel suo proposito, avrebbe patito una sconfitta umiliante.
Vide l’arcangelo San Michele che si presentava in unione agli angeli buoni per lottare contro Satana e i suoi. Dopo questa visione, Leone XIII si chiuse nella sua stanza e scrisse la preghiera San Michele, disponendo poi che si recitasse in ogni messa come muro di contenimento contro il male. Purtroppo questa preghiera venne soppressa con le riforme liturgiche. Ma sarebbe cosa buona che ogni cristiano la recitasse, almeno in privato, per chiedere la protezione del santo arcangelo nei momenti difficili della vita. L’orazione è questa:
San Michele arcangelo, difendici nella battaglia; sii tu nostro sostegno contro la perfidia e le insidie del diavolo, che Dio eserciti il suo dominio su di lui, te ne preghiamo supplichevoli; e tu, o Principe della milizia celeste, con la potenza divina, ricaccia nell’inferno Satana e gli spiriti maligni, i quali errano nel mondo per perdere le anime.
La Chiesa oggi celebra la festa di San Michele, unita insieme a quella di San Gabriele e di San Raffaele, il 29 settembre. In passato, due erano le feste liturgiche in onore dell’Arcangelo (che si conservano ancora per la città di Monte Sant’Angelo): il 29 settembre, come ricordo della dedicazione della Basilica e l’altra, 1’8 maggio, anniversario dell’apparizione di San Michele al Gargano.
La festa dell’Apparizione di san Michele l’8 Maggio fu istituita dal papa Pio V (1566-1572).
I PIÙ NOTI SANTUARI DI SAN MICHELE
SANTUARIO DEL MONTE GARGANO
l’8 Maggio 490, San Michele Arcangelo apparve in sogno al Vescovo e gli disse:
Io sono l’Arcangelo Michele, e sono sempre alla presenza di Dio.
La grotta è a me sacra ed Io l’ho scelta.
Non ci sarà più spargimento di sangue di animali.
Dove si apre la roccia il peccato dell’uomo potrebbe essere perdonato.(Muro del pianto)
Ciò che è stato richiesto in preghiera sarà concesso.
Perciò risalite la montagna e consacrate la grotta al culto cristiano.
Molto antico, era meta di tutti i Crociati che si recavano in Terra Santa o da essa tornavano.
I Longobardi poi ,che avevano fondato nel secolo VI il Ducato di Benevento, vinsero i feroci nemici delle coste italiane, i saraceni, proprio nei pressi di Siponto, l’8 maggio 663, avendo attribuito la vittoria alla protezione celeste di s. Michele, essi presero a diffondere come prima accennato, il culto per l’arcangelo in tutta Italia, erigendogli chiese, effigiandolo su stendardi e monete e instaurando la festa dell’8 maggio dappertutto.
SANTUARIO DI MONT SAINT MICHEL
Il secondo santuario per importanza dedicato a san Michele è quello di Mont Saint Michel, o Monte San Michele, situato su un’isola della Normandia in Francia. Racconta la tradizione che il 9 ottobre del 708 apparve san Michele a sant’Auberto, vescovo di Avranches, in Normandia, chiedendogli di erigere un santuario in suo onore su un’isola non molto lontana dalla costa.
Il santuario venne inaugurato il 16 ottobre del 709. Quasi immediatamente, molti ammalati incominciarono a guarire e il luogo diventò molto famoso. Per tutto il medioevo fu, insieme a Santiago de Compostela e a Roma, una delle mete di pellegrinaggio più visitate dell’Occidente.
SAINT MICHAEL’S MOUNT
In Inghilterra, vicino alle coste della Cornovaglia, esiste il famoso santuario Saint Michael’s Mount, che pare abbia avuto origine da una apparizione dell’arcangelo.
SAN MICHELE DELLA CHIUSA
Il santuario di San Michele della Chiusa in Italia si trova esattamente a metà strada in linea retta tra il santuario del monte Gargano e quello di San Michele in Normandia. Di questo santuario si parla in un documento del IX secolo intitolato Chronica monasterii sancti Michaelis Clusini. Anche qui apparve l’arcangelo e chiese che gli venisse costruito un tempio.
SANTUARIO DI NAVALAGAMELLA
Nel 1455 a Navalagamella, presso Madrid, il pastore Miguel Sánchez pascolava il suo gregge di pecore quando gli apparve san Michele e gli disse: Non temere, io sono uno dei sette spiriti che fanno assistenza alla presenza di Dio, dal quale sono inviato per dirti che è sua volontà che in questo luogo si costruisca un eremo in onore a san Michele e ai suoi angeli.
Oggi questa antica chiesa, grazie all’impegno encomiabile del Quartiere Capo lo Serro, ritorna a vivere come luogo di profonda devozione ed attrae tanti fedeli uniti nelle preghiere. Me ne compiaccio.
Concludo ringraziandovi tutti per avermi pazientemente ascoltato e con affetto Vi saluto.
Viva S. Michele Arcangelo.

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