Pregi e pericoli dei Mass Media 2 (Febbraio 2010)
di Domenico Crea
Difficile prendere posizioni nette, dal momento che entrambe le affermazioni sembrano teoricamente vere.
Ma le tesi radicali degli “apocalittici” (così Umberto Eco chiamava i filosofi pessimisti, tipo Marcuse) sono apparse eccessive, come pure si è rivelato alquanto illusorio l’ottimismo degli “integrati” (McLuhan e altri, secondo la terminologia di Eco): ne consegue che forse migliore è la via mediana, additata dallo stesso Eco.
I mass media non vanno né demonizzati, né accettati acriticamente e passivamente, ma vanno studiati, conosciuti e utilizzati nel modo più confacente.
E di fatto l’importanza dei mezzi di comunicazione di massa appare connessa alla grande influenza che possono esercitare in tutti i campi, dal linguistico al culturale, dai modi di vivere agli “stili” di pensiero.
Ed è anche vero che tale influenza riguarda soprattutto la massa: chi dispone di un certo armamentario critico sfugge solitamente, anche perché per lui i media non sono la sola finestra per affacciarsi sul mondo, come è invece per la stragrande maggioranza del popolo, “oppiato” dalla televisione.
Ne consegue che di fatto la cultura del popolo tende sempre più ad essere cultura di massa, cioè pseudocultura prodotta e diffusa dal sistema industriale dei media, la cosiddetta “industria culturale”.
Essa è falsa non perché menta o contraddica il vero, ma perché è inautentica in quanto fornisce «risposte» preordinate a bisogni indotti.
Con lo sviluppo dei media c’è stato il passaggio dal controllo sociale mediante l’ignoranza (caratteristico d’una società agricolo-artigianale e d’una organizzazione politica autoritaria), al controllo mediante una cultura strumentale, che è invece proprio di un modello industriale avanzato e d’una organizzazione politica di tipo «abbastanza» democratico.
Il danno palese prodotto dalla diffusione dei media e dalla loro gestione «verticistica» è rappresentato dal conformismo indotto nella massa dalla propaganda ideologica e dalla pubblicità commerciale.
Selezionando gli argomenti da trattare, spacciando mezze-verità per verità intere, anzi assolute, contrabbandando scelte già fatte con scelte da fare, esse blandiscono l’intelligenza e la coscienza del fruitore, ne esaltano apparentemente la perspicacia, la cultura, la sensibilità, ma intanto lo distolgono dallo spirito critico e lo conducono dove essi vogliono che giunga, magari con la falsa coscienza d’aver scoperto per primo e da solo la strada.
Ecco perché son chiamati «persuasori occulti» e, ag¬giungiamo noi, tanto più sono persuasori, quanto più occultano le loro intenzioni vere.
I media per un verso martellano quotidianamente l’uomo moderno con una massa così esagerata di notizie, che finiscono per ingenerare una sorta di assuefazione e di saturazione, che lo distolgono dalla realtà concreta: egli finisce per avere la sensazione di sapere tutto di tutti, di essere «rotto» e scaltrito a ogni esperienza; più nulla lo meraviglia, più nulla lo sorprende, più nulla lo indigna, più nulla lo commuove.
Tutto è déja vu.