Enotria, “terra del vino”, così veniva chiamata la Calabria anticamente.
La millenaria storia del vino di Calabria inizia con l’approdo sulle nostre coste nei territori di Sibari, Crotone e Locri di numerosi coloni greci intorno al VIII-VII sec. a.C .
Alcuni coloni ellenici approdarono sul litorale di Punta Alice (Cirò Marina) e rimasero affascinati dalla bellezza e fertilità del luogo e dintorni (oggi Cirò, Cirò Marina, Melissa, Crucoli).
Fondarono Krimisa, o Cremissa (nei pressi dell’attuale Cirò Superiore) dove fu edificato un importante tempio dedicato a Bacco, dio del vino.
E’ proprio nel periodo della Magna Graecia, grazie ai vitigni che i coloni avevano portato con sè dalla madrepatria, e alla loro esperienza che s’incomincia a parlare su suolo italico di produzione vitivinicola.
Nella storia del vino calabrese dell’antica viticoltura si parla del “vino di Biblina”, vino ottenuto da un vitigno originario della Tracia e coltivato dai greci da Siracusa fino al nord della Calabria. Altri vini citati nella storia antica enologica calabra sono il vino “Centula”, il vino di “Ciragio”, il vino “Pesciotta” ed il vino “Chiarello”.
Sempre più intensiva ed importante fu la produzione vinicola nella Magna Grecia.
Inoltre, sembra che fossero stati costruiti in tale periodo degli “enodotti” con tubi in terracotta che partivano dalle colline di Sibari fino ad arrivare al porto dove il vino veniva depositato in apposite anfore ed imbarcato per varie destinazioni.
E via via nel corso dei vari secoli i vini calabresi sempre più eccellenti furono molto ricercati, amati e lodati.
Ne fanno citazione nei loro scritti autori come Virgilio e Plinio il Vecchio descrivendone virtù e proprietà.
Sempre in epoca romana il “Greco di Bianco” soddisfaceva il gusto di imperatori e patrizi e specialmente adorato, amato dalle donne per le sue proprietà “afrodisiache”.
Altro vino pregiato e amato dai latini il “Sanutum” ( odierno Savuto) che si produceva nel territorio cosentino.
Si narra che la Calabria pagava i suoi tributi a Roma sotto forma di legnami e di vini.
In epoca medievale e rinascimentale si ha menzione in vari documenti del vino antico “Chiarello”.
Nel 1492 re Ferdinando d’Aragona in una sua epistola indirizzata al poeta napoletano Pontano scriveva di aver inviato in dono al Pontefice appena eletto, 24 bottiglie di vino e di queste nove di “Chiarello” di Cirella.
Nel ‘500 il Tasso definiva il “Chiarello” un vino pregiato superiore ai vini francesi dell’epoca; tale vino era dunque conosciuto ed amato dalle corti italiane rinascimentali e dalla corte pontificia.
Nel ‘600 Cirella veniva definita dal Bacci (enologo)” Cirella Vinipolis”, città del vino!!!
Nei vari secoli studiosi e letterati italiani e stranieri, in viaggio nella nostra terra di Calabria suggellarono nelle loro opere la fama dei vini calabri per la loro eccellenza e per le loro virtù in particolare quella “terapeutica” di ottimo ricostituente.
I vitigni autoctoni rientranti nella viticoltura calabrese sono: il Gaglioppo, il Greco di Bianco, il Magliocco Canino, il Montonico, il Nerello, ilGuardavalle, il Pecorello Bianco, il Greco Nero, il Prunesta.
Nel cosentino il Gaglioppo, o meglio il Magliocco Canino o Arvino(vini del Savuto) si coltiva nei comuni di Rogliano, Marzi, Carpanzano, Malito, Scagliano, Cleto, Aiello, Savutello, Campora San Giovanni.
Alle falde del Pollino, nei comuni di Civita, Frascineto, Castrovillari, Saracena, Cassano allo Ionio si produce il vino “Pollino” Doc.
Oltre al Magliocco Canino alle falde meridionali del Massiccio del Pollino crescono i vitigni Montonico Bianco, Malvasia Bianca, Greco Nero che per le caratteristiche climatiche molto particolari producono vini che raccolgono e custodiscono i profumi e i sapori del nostro territorio.
Anche Mormanno ha avuto una notevole produzione di vino, con antichi Vitigni1 , ma con insufficiente gradazione alcolica.
IN bocca al lupo, quindi, ai Vini di Calabria
1 Vedi la mia pubblicazione : Società, economia, Imprenditoria in Mormanno tra ‘800 e ‘900:Le Società Elettriche, Il Coscile, Castrovillari, 1994