Giolitti, la LEGA, il Sud e gli "sciocchi illusi"

Giolitti, la Lega, il Sud e gli “sciocchi illusi ” (Gennaio 2010)
di Domenico Crea
www.creadomenico.com
E-mail: creaprofdom@yahoo.it
Durante le scorse festività natalizie, sfogliando vecchie Antologie e riviste, mi sono per caso imbattuto in un articolo di Corrado Alvaro che, per i concetti che esprime, sembra sia stato scritto ieri.
<<……..L'avvocato, il dottore, il piccolo avventuriero, era il nuovo tipo caratteristico della piccola borghesia locale; il picco¬lo professionista che, con grandi privazioni e sacrifici, era riuscito a far fortuna o acquistare autorità. Se i più indolenti di questo gruppo rimanevano nella regione, i più ambiziosi tentavano le vie, non dell'emigrazione, poiché l'emigrazione era troppo ardua e piena di incognite, ma della migrazione verso il Nord. Quel tempo segna la fuga della classe media nella polizia, nella burocrazia e nelle professioni liberali. Oggi in tutta Italia molte di queste attività sono nelle mani di meridionali fino al punto di suscitare qualche risentimento, come a Milano. Qualunque stipendio, qua¬lunque lavoro, era preferibile a una vita di stenti senza speranza. Gli intellettuali meridionali che emigrano al Nord perciò comprendono due terzi della polizia, della burocrazia, dei quadri insegnanti e forse il cinquanta per cento delle professioni li¬berali Dovunque non vi sia bisogno di capitale, dovunque per caso vi sia bisogno di talento, si fa avanti il meridionale…. Quattro quinti dei quadri inferiori dell'esercito, della marina e della magistratura provengono dal Sud. Negli ultimi anni almeno il 30% dei dirigenti dei grandi complessi bancari e industriali sono stati meridionali. E furono i questurini meridionali che, durante il governo fascista, attenuarono i rigori della dittatura con un'umanità che è del tutto caratteri¬stica della loro terra d'origine. L'italiano meridionale che si è trapiantato da questa società inerte e fatalistica, fuggendo la miseria, è capace di rapide conquiste in virtù della sua sottile facoltà di orientamento e del suo senso di emulazione. Ci si può chiedere come avvenne che con una percentuale così alta di meridiona¬li nella classe dirigente della nazione, il paese d'origine di questi uomini potenti sia rimasto in una condizione semifeudale. Una ragione sta nel senso di inferiorità con cui il meridionale entra nella società nazionale e nella sua ammirazione per il setten¬trionale che gli sembra più organizzato e più libero nel suo stile di vita e che, inoltre, è padrone di grandi capitali e di importanti imprese. Il meridionale lo serve, svolge le funzioni amministrative, qualche volta lo guida. Ma i meridionali, con l'eccezio¬ne dei siciliani, rimangono divisi gli uni dagli altri, mentre le dinastie dei capitani d'industria settentrionali sono unite. Così accade che il governo italiano ha sempre paura del Nord organizzato e industriale, del Nord dei sindacati, delle associazioni dei lavoratori, degli scioperi, dei grandi giornali, dei cartelli del ferro, dei tessili, dei prodotti chimici, dell'elettricità, mentre trascura il Sud agricolo incapace di or¬ganizzazione, dipendente da pochi latifondisti e i cui migliori elementi si sono di¬spersi in ogni angolo del mondo Ma la ragione per cui questa energia meridionale, così evidente nei centri vitali del¬la nazione, non fiorisce nelle sue regioni d'origine è più sottile e forse più difficile da comprendere. Il meridionale appartiene a una zona del paese che è stata gover¬nata per quasi dieci secoli da un regime patriarcale, benché sotto diversi dominato¬ri; vi è cresciuto un senso dello stato, un sentimento nazionale, un abito mentale di imparzialità e di obiettività che fa sembrare in qualche modo indecorose le prete¬se campanilistiche. Così, quando, dopo l'Unità d'Italia, l'Italia meridionale ebbe i tre primi ministri al governo, essi non ne migliorarono le condizioni se non favorendo ulteriori studi sul meridione. D'altra parte gli uomini politici settentrionali, come il piemontese Giovanni Giolitti, credevano nella necessità di mantenere il Sud in uno stato di inferiorità, non desideravano creare nel Sud un proletariato industriale che avrebbe semplicemente accresciuto il voto socialista nel Nord. Così designò sempre delegati agrari a rappresentarlo, uomini che erano più o meno colti più o meno intelligenti — in una parola mediocri — e generalmente senza altra ambizione che quella di mantenere la carica di deputato. Così l'Italia meridionale rimase agricola, una società agricola primitiva, stagnante in una forma di immobilismo sociale contro cui non era possibile reagire se non attraverso l'istruzione, così che l'Italia ha oggi un numero impressionante di intellettuali disoccupati>> (Corrado Alvaro).
Rileggendo queste considerazioni di uno dei più rappresentativi figli di Calabria, scritte più di 60 anni fa, sono stato attanagliato da un senso di sconforto, di amarezza, di disperazione.
Niente di nuovo sotto il sole ancora oggi.
O meglio, riandando con la memoria al “Gattopardo” di Tomasi di Lampedusa, bisogna che qualcosa cambi perché tutto rimanga come prima.
E come Giolitti si serviva di quei mediocri meridionali, che ambivano solo a fare i deputati, per mantenere il sud nella sua arretratezza, oggi la Lega si è alleata con Berlusconi, utilizzato come cavallo di Troia verso i soliti “sciocchi illusi” (absit iniuria verbis!) meridionali per lo stesso scopo.
Vivendo ormai a Milano e ascoltando e leggendo i discorsi dei leghisti (i terùn possono venir qui solo per lavorare sotto gli ordini dei padrùn, dopo il lavoro si deve diventare invisibili per non disturbare i milanesi, ronde per controllare chi non è padano, grande fastidio per i meridionali che vengono a curarsi e intasano le strutture, carrozze della Metro riservate ai milanesi, esame di dialetto padano per i prof, inno e bandiera padana, gabbie salariali, tra poco il passaporto per entrare in Padania, ecc., ecc.) davvero un meridionale qui trapiantato non riesce a capire come un elettore del sud possa votare per la Lega Nord, in qualunque compagine politica fosse inserita o con essa alleata.
Davvero un Meridionale può credere che alla Lega Nord possa interessare lo sviluppo del Sud?
Occorrerebbe che gli elettori e le elettrici del Sud si astenessero o esprimessero un voto alternativo di protesta nei confronti del partito o della coalizione che prende la Lega Nord come alleata!
Invece no.
Per il piccolo, personale tornaconto si vota e si fa votare chiunque possa aiutarci a realizzarlo, ( vedi le ultime politiche, con una Lega meridionale(?) alleata della Lega Nord!!!!) perdendo di vista il quadro generale di sudditanza cui tutto il Sud dall’unità (sic!) d’Italia è costretto da questi “padani”.
Sembra incredibile, ma tantissimi meridionali, giovani e ragazze disoccupati, i loro genitori, si lasciano convincere dagli “sciocchi illusi” (divenendo in quel momento simili a quelli) a farsi rappresentare in Parlamento da gente così egoista e quindi “intollerante”, che rivolge le sue attenzioni soprattutto agli interessi dei ricchi “padani”, che magari sono pure evasori!
Grazie ad una classe politica meridionale inetta o di “sciocchi illusi” un magnifico futuro attende i giovani e le giovani del Sud!
Sì, in “padania”!!!! Se li faranno entrare !!!!
Credo che bisognerà apportare una doverosa correzione, togliendo a questi meridionali che contribuiscono ai successi della Lega Nord l’aggettivo “illusi” e lasciando solo il sostantivo “sciocchi”.

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