A proposito di “Epidemie”.
Da una ricostruzione (per quanto possibile) storica delle epidemie diffusesi sul nostro pianeta, emerge una sola ed
inoppugnabile certezza : Non sarà l’ultima, in quanto tante ci hanno colpito.
La prima cronaca a noi pervenuta di un’epidemia si deve allo Storico greco Tucidide, che descrisse il morbo
diffusosi in Atene nel 430 a. c.: < La malattia era inspiegabile e ci furono vari modi in cui si abbatté……...
Alcuni morivano per mancanza di cure, altri anche se curati. Nessun corpo si dimostrò sufficientemente forte
per resistere al male, fosse robusto o debole. La malattia li portava via tutti>. Non sappiamo di che malattia
si trattasse, ma le ipotesi più accreditate indicano il “tifo esantematico o petecchiale”, dovuto cioè ai pidocchi.
L’epidemia uccise circa la metà dei 150.000 ( cento cinquantamila) abitanti ateniesi.
Tra il 167 ed il 170 d.c. il “Morbo di Antonino”, (che prese il nome dalla famiglia imperiale al potere) fece
circa 5 milioni di vittime nell’Impero, e si racconta che il famoso medico Galeno, impotente, lasciò Roma e si rifugiò
nella nativa Pergamo, in Turchia.
Tra il 252 ed il 267 sull’Impero si abbatté la malattia descritta dal Vescovo di Cartagine Cipriano, futuro Santo,
si trattava di peste bubbonica, e fu così contagiosa che Lo storico Procopio poi ci informa che una simile
epidemia cominciò uccidendovi da 5 mila a 10 mila uomini al giorno>.
Questa peste infesterà l’Europa per secoli, tanto che Paolo Diacono(720-799) dice nella Historia Langobardorum
<…..Nessuna voce nei campi, nessun fischio di pastori…famoso Non c’era ombra di alcun passante, né si vedeva traccia
alcuna di assassino, e tuttavia i cadaveri per le strade si perdevano a vista d’occhio>.
Ma una nuova catastrofe si abbatté sull’Europa nel 1 347, con l’arrivo nel porto di Messina di 12 vascelli che
provenivano da Caffa(Mar Nero), carchi di grano, di topi, di moribondi e cadaveri. Nelle pulci dei topi si annidava
il batterio della peste bubbonica, che subito si diffuse, uccidendo un terzo degli europei: Firenze dimezzò la
sua popolazione; ad Amburgo e Brema morì il 70% degli abitanti.
Per arginare il contagio furono istituiti i “Pubblici Uffici”, che si occupavano di organizzare i lazzaretti,
le quarantene e le disinfezioni, embrione del sistema sanitario moderno.
Ma di nuovo nel 1630 arrivò in Italia la peste, portata dai Lanzichenecchi, al seguito dell’Imperatore
tedesco Ferdinando II :L a popolazione di Milano ridotta a poco più di 6 mila anime, prima passava le 250 mila>.
Un microbiologo svizzero, Alexandre Yersin, identificò il batterio responsabile, che adesso porta il suo nome
“Yersinia pestis”.
Nel 1800 poi, proveniente sempre dall’Asia, il “Colera” da Londra giunse a Parigi, passò in Germania ed arrivò
fino in Russia, in Africa, in America, e fu la prima vera emergenza del mondo globalizzato.
Ed ancora nel 1918 arrivò l’influenza “Spagnola”, perché ivi colpì per prima : morirono così dai 20 ai 50 milioni
di persone, per lo più tra i 20 e i 40 anni.
Negli anni ’50 giunse poi l’”Asiatica”, che però fece poche vittime.
Tra le grandi epidemie che hanno caratterizzato gli anni Duemila, la SARS è stata considerata la prima
minaccia globale del XXI secolo; si è verificata, infatti, tra il 2002 e il 2003 in Cina e,
purtroppo, da lì il virus ha raggiunto altri Paesi asiatici e occidentali.
Durante l’epidemia di SARS, la Cina ha avuto 5.327 casi e 349 morti, mentre a Hong Kong, il secondo
paese più colpito, ci sono stati 1.755 casi e 299 morti .
In Italia e nel Regno Unito, sempre secondo l’OMS, ci sono stati 4 casi, in Francia 7, in Germania 9,
in Australia 6, negli Stati Uniti 27, mentre in Canada 251.
Ancora nel 2012 è comparso in Medioriente il “Mers”, diffuso dai dromedari, che lo contraggono dai pipistrelli.
Nel 2014 in Brasile si diffonde “ZiKa”, diffuso dalle zanzare.
E due anni fa, nel 2018, si è diffuso dal Congo “Ebola” che ha un tasso di mortalità del 50%.
Non c’è da stare allegri o abbassare la guardia, ma occorre essere preparati al peggio, ed oggi, purtroppo,
nessuno lo era!
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